Mario Beccia inossidabile scalatore pugliese

Mario Beccia (fonte wikipedia)

Mario Beccia (fonte wikipedia)

Mario Beccia forte passista-scalatore pugliese in grado di conquistare diverse vittorie tra cui la Freccia Vallone 1982

Mario Beccia nasce a Troia, piccolo comune in provincia di Foggia, il 16 agosto 1955. Fisico gracile e leggero, si avvicina al ciclismo superando le categorie giovanili per approdare tra i dilettanti dove mette in mostra ottime doti di scalatore con abilità anche di passista.

Beccia, dunque, dopo una buona carriera da dilettante che lo vede aggiudicarsi, tra le altre, la Cronoscalata della Futa-Memorial Gastone Nencini nel 1976, si guadagna il passaggio tra i “grandi” nel 1977 tra le fila della prestigiosa Sanson diretta da Waldemaro Bartolozzi e che vivrà un periodo boom grazie a Francesco Moser.

Il temperamento di Beccia balza subito all’occhio di addetti ai lavori e tifosi che ne apprezzano la voglia di rischiare e battagliare. Carattere schietto e diretto, Mario non trova spesso le simpatie degli organizzatori delle corse, soprattutto quelli del Giro con cui ebbe più di una discussione, che gli valse l’apprezzamento dei colleghi ciclisti.

Mario Beccia nono al Giro d’Italia 1977

Nel ’77 alla Sanson c’è anche un altro grande grimpeur, Claudio Bortolotto che con Beccia e Moser formano un trio spettacolare. Al Giro ’77 l’esordiente Beccia vince la Pescara-Monteluco di Spoleto nel giorno in cui Moser prende la maglia rosa. Il trentino la difende sino alla 17esima frazione perdendola a favore di Michel Pollentier. Il Giro della Sanson si chiude con Moser secondo, Bortolotto ottavo e Mario, che, da novello, chiude in nona posizione vincendo la classifica del giovani.

Al Giro dell’Emila il pugliese ottiene una insperata vittoria battendo, lungo le pendenze impegnative della corsa autunnale, lo svedese Bernt Johansson, campione olimpico a Montreal 1976.

Mario Beccia sesto al Giro d’Italia 1979

Dopo un esordio sorprendente, il 1978 è decisamente deludente e privo di successi tanto da far sorgere dubbi sulla compatibilità con il capitano Moser sino a trasferirsi l’anno seguente alla Mecap di Dino Zandegù. Tra il direttore sportivo ed il ciclista trapiantato in Veneto nasce fin da subito un gran feeling. Al Giro del ’79 Mario conquista la prima frazione, da Firenze a Perugia precedendo di appena due secondi Knudsen, De Vlaeminck, Gavazzi, Saronni e Moser dopo che nel prologo era stato l’ex capitano, Moser, ad imporsi.

Nella frazione con arrivo a Potenza chiude al secondo posto dietro a Bortolotto e sorprende tutti nella cronometro di San Marino quando ottiene un insperato quinto posto che ne certificano le doti non solo di scalatore ma anche di passista. Al termine della corsa rosa è sesto a 7’50” dal vincitore Saronni.

Nel 1979 ottiene uno sfortunato decimo posto alla Milano-Sanremo, superato dal gruppo solamente pochi metri prima dell’arrivo dopo che aveva staccato tutti con un’azione nell’ultimo chilometro.

Mario Beccia vince il Giro di Svizzera 1980

La stagione 1980 vede Beccia con i colori della Hoonved-Bottecchia ed è segnata dalla splendida vittoria  del Giro di Svizzera. La corsa pare essere un dominio incontrastato per Daniel Willems che conquista le prime sei tappe e indossa la maglia oro senza rivali. Nella cronoscalata del Monte Generoso vince Josef Fuchs e la maglia passa a Joop Zoetemelk ma, appena ventiquattro ore più tardi, nella tappa che porta il gruppo da Mendrisio a Glarona, Beccia saluta tutti. Alle sue spalle Luciano Loro fa da tappo e il pugliese taglia il traguardo con 2 minuti di vantaggio su Fuchs e oltre 4 minuti su Zoetemelk conquistando, di fatto, la vittoria del Tour de Suisse 1980.

Mario Beccia vince la Freccia Vallone 1982

E’ un percorso adattissimo al corridore della Hoonved-Bottecchia quello che i 186 partenti da Charleroi devono affrontare tra insidie del terreno e cotes micidiali. Il Muro di Huy fa il suo debutto (non come punto di arrivo) rendendo la corsa ancor più selettiva che negli anni precedenti. Quando mancano circa 40 chilometri al traguardi Beccia rompe gli indugi ed allunga con il norvegese Jostein Wilmann. Ai meno 9 c’è il colpo di scena di un passaggio a livello abbassato che permette il rientro del gruppetto degli inseguitori (poi neutralizzati). Beccia sul traguardo di Huy precede di un secondo il norvegese Jostein Wilmann ed il belga Paul Haghedooren di 14″ conquistando una splendida vittoria.

Mario Beccia quarto al Giro d’Italia 1983

Nel 1983, con la maglia della Malvor-Bottecchia, Beccia conquista il prestigioso arrivo di Salva di Val Gardena al Giro d’Italia e, solamente per un soffio, non riesce a piazzarsi nei primi tre posti della generale accontentandosi della quarta posizione alle spalle di Saronni, Visentini e Fernandez. Al Tour de Romandie vince l’impegnativa frazione con arrivo alla stazione termale di Leukerbad.

Nel 1984 in maglia  vive forse la sua migliore stagione sportiva. L’11 marzo vince la terza tappa della Tirreno-Adriatico con arrivo a Monte San Pietrangeli. Meno di un mese dopo, al Giro dell’Umbria batte Gianbattista Baronchelli e Silvano Contini mentre il 17 giugno, dopo tre secondi posti, conquista il Giro dell’Appennino precedendo in volata Fabrizio Verza.

Il 16 agosto ’84 nell’arrivo della Milano-Vignola precede di cinque secondi il forte portoghese Acacio Da Silva completando un poker di vittorie che sancisce il livello assoluto del ciclista pugliese.

Il 1985 vede Beccia battagliare per la vittoria alla Liegi-Bastogne-Liegi ma deve accontentarsi dell’ottavo posto nel giorno in cui a vincere i Moreno Argentin.

Nell’86 Mario è al via della Sanremo e, lungo le ultime rampe del Poggio, prova l’attacco seguito solamente da Sean Kelly e Greg Lemond ma, causa una moto, non riesce a staccare i due fenomeni.  I tre arrivano insieme al finale e, sapendo di non avere speranze, Mario, carattere indomito, prova un disperato allungo ma deve accontentarsi della terza piazza non senza attaccare in diretta TV il patron Vincenzo Torriani.

Dopo due stagioni prive di successi il corridore pugliese decide di abbandonare il mondo del professionismo lasciando a tutti il ricordo di una persona vera e di un combattente indomito.