Mario Zanin ciclista trevigiano, la storia

Mario Zanin (fonte Wikipedia)

Mario Zanin ciclista trevigiano medaglia d’oro ai Giochi Olimpici di Tokyo 1964 nella prova in linea a professionista per quattro stagioni

Mario Zanin nasce a Santa Lucia di Piave, in provincia di Treviso, il 3 luglio 1940. Dopo le categorie giovanili passa dilettante vestendo i colori dell’U.C. Vittorio Veneto nel 1962 con cui vince il Circuito di Sant’Urbano ed una tappa e la classifica generale del Giro delle Provincie del Lazio.

Nel ’64 il trevigiano è secondo alla Coppa Città del Marmo e terzo alla Coppa Città di San Daniele e conquista il titolo di campione italiano dilettanti venendo selezionato per i Giochi Olimpici di Tokyo 1964.

Mario Zanin oro olimpico a Tokyo 1964

E’ un percorso non impegnativo quello nipponico che strizza l’occhio ai velocisti. La nazionale azzurra nell’edizione di Roma ha vissuto la beffa del societico Kapitonov supera il nostro Trapé in volata ed è decisa al riscatto. La gara è molto chiusa e quando mancano pochi chilometri all’arrivo è Eddy Merckx a provata ad anticipare lo sprint. Il gruppo si riporta sul belga e ci si indirizza verso lo sprint di gruppo. Zanin che ha corso coperto esce con tutta la sua potenza mettendo tutti in riga superando il danese Kiell Rodian e il belga Godefroot coronando il suo sogno a cinque cerchi.

Mario passa professionista nel 1965 con la Maino di Alfredo Sivocci ed al primo anno coglie il quarto posto alla Coppa Sabatini alle spalle di Luciano Armani, Graziano Battistini e Ugo Colombo.

Mario Zanin vince una tappa alla Vuelta a España 1966

L’anno seguente Zanin passa alla Mainetti risultando uno dei protagonisti della Vuelta a España vincendo l’ottava tappa da Barcellona a Huesca superando l’olandese Gerben Karstens e cogliendo anche due quarti posti.

L’anno seguente Zanin vive una stagione sottotono con la maglia della Max Meyer e nel ’68 si accasa alla Kelvinator con cui chiude al quarto posto il Giro delle Marche a 5’30” da Luciano Dalla Bona ed è nono alla Coppa Bernocchi. A fine stagione il ciclista veneto appende la bicicletta al chiodo.