Remo Rocchia ciclista piemontese anni ’70

Remo Rocchia

Remo Rocchia

Remo Rocchia: la sua carriera

Remo Rocchia ciclista piemontese, ottimo dilettante che da esordiente riesce a ben figurare al Tour de Suisse 1976 ritiratosi dal professionismo nel 1979 

Remo Rocchia nasce il 20 gennaio 1951 a Festione di Demonte, in Piemone.  Nono di dieci figli, Remo nasce in una famiglia di contadini della Valle Stura, sono anni in cui l’agricoltura di montagna viene via, via abbandonata. Remo studia sino ai 14 anni per cercare un lavoro e si trasferisce a Saluzzo assieme ai fratelli. Inizia a lavorare come metalmeccanico e, con un amico che corre nel Velo Club Saluzzo, esce in bicicletta nel fine settimana andando spesso a trovare i genitori. Remo inizia ad andare più forte dell’amico, lo stacca in salita grazie al suo fisico minuto e decide di entrare nel Velo club come allievo.

Remo Rocchia inizia a lavorare in un mobilificio ma continua a pedalare senza però cogliere successi, è volenteroso ma gli manca la tattica. I buoni piazzamenti lo portano a trasferirsi ad Alba correndo per la CentoTorri di Beppe Aria che lo accoglie come un figlio. Proprio con la formazione di Asti prende parte al primo Giro d’Italia Baby e alla Settimana Bergamasca poi arriva la proposta Velo Club di Cuneo che gli propone uno stipendio. Proprio in quegli anni riesce a battere un giovane Hinault ad una gara in Spagna, la Vulta di Tarragona per dilettanti, e quasi ride quando qualcuno gli dice che quel ragazzo diventerà il “nuovo Anquetil”. La sera i dirigenti della Bretagna, la formazione di Hinault, chiedono informazioni su Recchia ma non se ne fa nulla.

Nel ’76 il  Cavalier Agostino Bonetto fa nascere la Benetto di Cuneo con cui Rocchia passa professionista, la formazione non viene invitata al Giro perché ha troppo pochi atleti ma al Giro di Svizzera la formazione ingloba due elementi della Scic (Osvaldo Bettoni e Celestino Vercelli).

Rocchia sfiora la vittoria nella seconda tappa del Tour de Suisse1976 da Bremgarten a Amden venendo bruciato, in una volata a due, dal belga Michel Pollentier che l’anno seguente va a vincere il Giro. E’ un vero peccato perché Remo fa tutta la volata in testa per poi perdere per una manciata di centimetri. Il giorno seguente chiude quarto all’arrivo in salita di Vaduz vinto da Kuiper che poi vincerà la classifica generale.

Dopo Giro di Svizzera, Remo parla con Italo Zilioli che gli propone di entrare nella nascente Vibor. Alla nuova formazione Rocchi trova Franco Bitossi come capitano, Luciano Borgognoni come velocista, e Jørgen Marcussen.

Nel 1977 Rocchia ottiene il terzo posto nella tappa inaugurale della Tirreno-Adriatico  ed è decimo al Giro dell’Appennino mentre nel ’78 chiude il Giro d’Italia al 61esimo posto.

Il 1979 è un anno sfortunato per Remo che al Giro del Trentino, quindici giorni del Giro, è vittima di una brutta caduta in una curva resa scivolosa dalla pioggia. Remo batte violentemente il ginocchio e si deve fermare. Due mesi di stop vogliono dire addio alla corsa rosa e “uscire dai radar”. L’anno seguente Zilioli non riesce a fare la squadra e Recchia resta senza contratto nonostante qualche contatto con Dino Zandegù e sceglie di abbandonare il ciclismo.