Luigi Sgarbozza chi è l’ex ciclista e commentatore TV

Luigi Sgarbozza

Luigi Sgarbozza

Luigi Sgarbozza, per tutti Gigi

Luigi Sgarbozza ciclista laziale, discreto velocista diventato famoso per le sue apparizioni televisive sugli schermi della RAI

Luigi Sgarbozza, detto Gigi, nasce a Amaseno, in provincia di Frosinone, il 21 giugno del 1944. Dopo le categorie giovanili approda tra i dilettanti con la Polisportiva Giornalai mettendosi presto in luce per le ottime qualità di velocista.

Persona gioviale e sempre con il sorriso sulle labbra ottiene la stima dei molto del pedale e conquista importanti vittorie e piazzamenti. Nel ’66 è quarto al GP Liberazione e fa suo il Giro dell’Abruzzo mentre nel ’67 è secondo al Trofeo Matteotti. Gigi Sgarbozza si destreggia egregiamente anche in pista e nel 1967passa professionista vestendo l’anno seguente i colori della Max Meyer con cui otteniene subito un importante successo sulle strade del Giro d’Italia nell’arrivo di Marina Romea.

Gigi diventa presto un protagonista e mattatore delle sale stampa: il suo modo di fare scanzonato e giovale lo rendono simpatico a tutti e le sue interviste diventano memorabili. Nel ’69  è protagonista di diversi piazzamenti: è è terzo al GP Valsassina, secondo al Trofeo Matteotti alle spalle di Marino Basso, secondo al GP Campagnolo, coglie quattro terzi posti al Giro d’Italia, è quinto alla Tre Valli Varesine e conquista la vittoria sull’arrivo di Talavera de la Reina nella terza frazione della Vuelta a Espana  indossando anche la maglia amarillo, seppure per un giorno solo.

Nel 1970 Sgarbozza veste la maglia della Dreher ed è autori di un’altra serie di buoni piazzamenti: secondo al Giro della Provincia di Reggio Calabria alle spalle del belga Walter Godefroot, terzo alla Milano-Vignola dietro a Durante e Sercu, quinto alla Bernocchi e nono alla Coppa Sabatini.

Nel 1971 Luigi Sgarbozza corre con la G.B.C. per poi chiudere la carriera professionistica con la Commercio Petroli a soli 28 anni. Rimasto nel mondo del pedale, Gigi si ritaglia un ruolo sugli schermi della RAI come opinionista e commentatore mettendo il luce il suo carattere istrionico che lo fanno diventare un idolo del pubblico televisivo soprattutto al processo alla Tappa.