Severino Andreoli ciclista veronese anni ’60
Severino Andreoli: la sua carriera
Severino Andreoli ciclista campione del Mondo 1964 e medaglia argento olimpica a Tokyo 1964 nella cronometro a squadre
Severino Andreoli nasce a Caprino Veronese, 8 gennaio 1941, si avvicina giovane al ciclismo quando lavora un una piccola bottega di generi alimentari a Santa Lucia e, la sera, gareggia con l’amico Gianfranco Valbusa, detto “il mago”, in sella ad una vecchia bicicletta.
Dopo le categorie giovanili, passa dilettante diventando presto un elemento di spicco del movimento difendendo i colori della nazionale italiana.
Ragazzo di poche parole ma di tanti fatti, Severino diventa presto un idolo degli appassionati delle corse dilettanti e, nel 1963 del G.S. Bencini si mette in luce alla prestigiosa Corsa della Pace conquistando la vittoria sull’arrivo di Poznan e vincendo il Trofeo San Pellegrino.
Severino Andreoli è convocato per i Giochi Olimpici di Tokyo 1964 prendendo parte alla prova in linea vinta da Mario Zanin chiudendo 28esimo e, nella cronometro a squadre ottiene la medaglia d’argento, assieme a Luciano Dalla Bona, Pietro Guerra e Ferruccio Manza alle spalle della nazionale olandese e davanti agli svedesi.
Ai Campionati del Mondo Dilettanti di Albertville 1964 conquista la medaglia d’oro nella 100 chilometri a squadre sempre insieme a Dalla Bona, Guerra e Manza.
Nel 1965 Severino Andreoli vince la Coppa Calderara per poi passare tra i pro con i colori della Vittadello diventando un ottimo e fidato gregario, al Giro ’65 chiude terzo nella quarta e nell’0ttava frazione e conquista la vittoria del Circuito di Brescia.
Nel 1966 fa il suo esordio alla Milano-Sanremo vinta da Eddy Merckx chiudendo 18esimo ed al Giro d’Italia 1966 conquista la vittoria nella Diano Marina-Genova. Nello stesso anno ottiene la vittoria del Circuito di Alte Cecato e del Circuito di Abano Terme.
Severino Andreoli passa alla Filotex per la stagione 1968, prende parte per la prima ed unica volta al Tour de France e ottiene la vittoria al Circuito di Col San Martino per poi ritirarsi al termine della stagione ’69: la morte del fratello lo spaventa e Saverino “inizia a tirare i freni” e decide di smettere.