Romans Vainsteins il campione del Mondo di Plouay 2000

Romans Vainsteins

Romans Vainsteins

Romans Vainsteins la “meteora” di Plouay

Romans Vainsteins la storia del corridore lettone in grado di conquistare il Mondiale di Ciclismo di Plouay 2000

Romans Vainsteins nasce a Talsi, in Lettonia il 3 marzo 1973. Inizia a pedalare fin da piccolo e si mette in luce nelle categorie giovanili grazie ad una innata capacità di lettura delle corse e ad uno spunto veloce assolutamente bruciante.

Tra il 1995 e il 1996 nella categoria dilettanti il lettone si impone nella Classifica generale del Circuit Franco-Belge, alla Omloop van de Grensstreek”, nella generale della Saaremaa Velotuur e al Grand Prix de Beuvry la Foret.

Le sue capacità catturano l’interesse di Gianluigi Stanga che nel 1997 lo vuole come stagista alla Polti con cui conquista la Coppa Pinot La Versa.

L’occhio lungo della vecchia volpe, Gianni Savio, si posa sul giovane Romans e nel 1998 il lettone firma a 25 anni un contratto da professionista con la Kross-Selle Italia. Nel team di Savio Romans riesce a trovare uno spazio importante, trionfa al Gran Premio Industria ed Artigianato resistendo lungo le rampe del San Baronto e venendo convocato per il Mondiale di Valkenburg 1998 che vedranno trionfare l’elvetico Oscar Camenzind ma in cui Vainsteins ben figurerà chiudendo undicesimo all’esordio iridato.

Il ’98 del lettone si chiude con ben cinque vittorie in carniere che gli valgono la chiamata per l’anno seguente della formazione emergente della Vini-Caldirola di Roberto Amadio che crede ciecamente nelle sue doti e in cui andrà ad affiancare un altro ex sovietico, l’ucraino Serhij Hončar

Vainsteins diventa uno dei nomi “caldi” del ciclismo mondiale, si dimostra in particolare un atleta ad alto potenziale per le grandi classiche.

Il ’99 è un anno d’oro per il corridore di Talsi che porta a casa ben dieci corse con due vittorie alla Tirreno-Adriatico sui traguardi di Sorrento e Alba Adriatica. Il lettone vince la Settimana Ciclistica Internazionale, la Parigi-Bruxelles il titolo di campione nazionale lettone in linea e la sesta tappa del Giro d’Italia con arrivo a Foggia.

Romans Vainsteins e il magico anno 2000

L’anno d’oro di Romans è il 2000 il lettone ha dentro qualcosa in più, lotta scalpita, vuole a tutti i costi il successo.

Inizia subito forte la stagione di Romans con il terzo nella classifica Haribo a febbraio per poi volare in Belgio alla Het Wolk, dove conquista il quinto posto in una prova su cui non puntava minimamente.

Nella seconda tappa dell’amata Tirreno-Adriatico arriva secondo dietro al ceko Svorada (con cui condivide l’amore per l’hockey su ghiaccio) e conquista la maglia di leader della generale davanti ad Oscar Freire che indossa la maglia iridata.

Nella frazione conclusiva della Tirreno a San Benedetto del Tronto arriva una pietra miliare nella carriera del lettone: una volata senza respiro con una lotta serratissima con Super Mario Cipollini a vincere è Vainsteins grazie ad un colpo di reni, il lettone alza le mani anche se c’è incertezza su chi ha tagliato il traguardo per primo. il fotofinish documenta il mio primo posto di Romans: “Vainsteins beffa Cipollini”, strillerà il giorno dopo il Corriere dello Sport.

Romans Vainsteins arriva nono alla Milano-Sanremo, terzo al Giro delle Fiandre, quattordicesimo alla Parigi-Roubaix e conquista la Coppa Bernocchi insomma il motore è carico. Il vero capolavoro del lettone è però, naturalmente, il Mondiali di Plouay 2000.

Romans Vainsteins i Mondiali di Plouay 2000

15 ottobre 2000 lungo  268,9 chilometri delle strade della Bretagna si corre la prova in linea. Il campione uscente è lo specialista delle corse di un giorno: Oscar Freire Gomez che ha su di lui tutti i riflettori puntati dopo l’exploit dell’anno precedente a Verona.

L’Italia, guidata da Antonio Fusi, è una delle squadre da battere con Bartoli e Bettini come uomini di punta e un trio di “battitori liberi” come di Rebellin, Casagrande e Simoni.

Il percorso della rassegna iridata prevede 19 giri di un circuito poco selettivo che può esaltare, oltre al già citato Freire, il campione di Valkenburg ‘98 Oscar Camenzind, Jalabert, Brochard o talenti come Van Petegem, Boogerd,il polacco Spruch, il russo Konyshev, i danesi Rolf Sorensen e Hamburger o il kazako Vinokourov.

Il clima è freddo nonostante il sole che fa capolino tra le nuvole e dopo tre giri, sulla Cote de Lezot, parte la fuga di giornata con, tra gli altri, il francese Moreau, lo spagnolo Jimenez e il giovane italiano Danilo Di Luca.

Il gap dei fuggitivi raggiunge i sei minuti con la Polonia di Spruch e Wadecki che lavora a fondo per favorire il ricongiungimento e, quando mancano circa 100 km, il margine cala a tre minuti e mezzo.

Di Luca, sulla Cote de Ty-Marrec, prova a forza i tempi e resta solo con Moreau, Beuchat, Pronk e Marichal ma il destino degli uomini di testa è ormai segnato e dopo 170 km viene chiusa la fuga.

Ai meno 38 dal termine ci prova Bartoli sperando di bissare le imprese della Liegi e della Freccia ma il pisano non ha fortuna. Ci prova anche Axel Merkcx ma il lavoro di Faresin e Beltran (suoi compagni il maglia Mapei) ne vanifica lo sforzo.

La Spagna punta alla volata finale di Freire mentre l’Italia forza il ritmo per favorire l’azione di Rebellin che sull’ultima ascesa della Cote de Lezot ci prova senza risultato come anche Simoni e Casagrande, per gli azzurri non è giornata lo si capisce facilmente.

Tchmil, moldavo diventato belga, ci prova una prima volta senza successo ed una seconda volta, sotto la flamme rouge, e pare che questa sia l’azione che possa spaccare il Mondiale di Plouay 2000. I garretti esplosivi di Andrei spingono come una locomotiva a vapore ma viene risucchiato dal gruppo con gli Italiani che non riescono a trovare l’accordo per giocarsi al meglio le ultime centinaia di metri che restano da correre.

Oscar Freire ha già l’acquolina in bocca assaporando un altro successo iridato, Spruch ci spera ma a tagliare il traguardo francese per primo è il nome che non ti aspetti. A trionfare è Romans Vainsteins che, sapendo di non avere un team all’altezza della prova, ha deciso di restare bello tranquillo nella pancia del gruppo, senza mai farsi vedere dall’occhio della telecamera, ma che ha piazzato la zampata del campione… del mondo.

Romāns Vainšteins è il primo ex URSS a indossare la maglia iridata, sul podio suona l’inno lettone del tutto inusuale per il ciclismo e la carriera del corridore della Vini Caldirola è pronta a decollare.

Romans Vainsteins il post mondiale

La sbornia post mondiale consente al lettone di strappare un lucroso contratto con a forte squadra belga Domo-Farm Frites per le stagioni 2001 e 2002. Con la maglia della Domo, però, Romāns non ha fortuna e l’unico acuto che fa registrare è il terzo posto alla Parigi-Roubaix 2001 preceduto dai compagni di squadra Servais Knaven e Johan Museeuw a cui si somma la vittoria nella sesta frazione della Tirreno-Adriatico da Torre San Patrizio a Monte San Pietrangeli. La stagione 2002 è ancora più triste per l’ex iridato che nel 2003 firma un accordo con la alla Vini Caldirola-Saunier Duval (nata dalle ceneri della Tacconi Sport che si era creata dall’unione tra Vini Caldirola e l’Amica Chips-Tacconi Sport) con cui ottiene una vittoria solo nella 4ª tappa al Giro della Provincia di Lucca.

Il declino di Romans è ormai inevitabile e la firma con la Lampre per il 2004 è solo un allungare una carriera ormai di fatto ai titoli di coda da un pezzo. Al termine del 2004 decide di abbandonare l’attività agonistica e gareggiare solamente a livello amatoriale “non ho trovato un accordo economico soddisfacente con un team che mi mi garantisse di correre gli appuntamenti del Pro Tour” dichiara Romans.