Pantani non era solo nella stanza

Pantani non era solo? Crescono i dubbi sulla morte del Pirata

Pantani non era solo nella stanza il 14 febbraio? Questo e altri dubbi vengono sollevati dalle parole di Umberto Rapetto a La Gazzetta dello Sport

Pantani al Giro
Pantani al Giro

Pantani non era solo nella stanza in cui è stato trovato morto, a dirlo non è un tifoso ma Umberto Rapetto, Generale di Brigata della Guardia di Finanza. A rilanciare l’argomento spinoso della scomparsa di Marco Pantani è un articolo apparso su La Gazzetta dello Sport di oggi. Il Generale ha sottolineato come le tracce ematiche lasciate dal corpo dello sfortunato campione lasciano intendere che il suo corpo sia stato forse trascinato inoltro Rapetto sottolinea come la tesi che Pantani non fosse mai uscito dal Residence Le Rose è ormai capovolta.

Rapetto ha portato all’attenzione della Commissione parlamentare antimafia un memoriale che riapre la discussione circa la reale fine di Marco Pantani:

“Non mi sorprenderebbe se sulla morte di Marco Pantani ci fossero attività investigative in corso magari di una Direzione distrettuale antimafia”.

Secondo il Generale stanno emergendo dei nuovi fatti ed alcune testimonianze contrarie alla ricostruzione dei fatti sinora evidenziati dalle inchieste della magistratura. Rapetto ha avuto modo di confrontarsi con Antonio de Rensis avvocato della famiglia Pantani e il suo collega Filippo Cocco.

La Procura di Rimini aveva stabilito, come causa del decesso del Pirata, un’overdose di cocaina e psicofarmaci ma:

“nel caso Pantani ci sono una serie d’incongruenze e di non spiegazioni” dichiara il generale alla rosa ritornando sulla tesi di intrecci con la criminalità organizzata “

“Pantani era stato estromesso nel 1999 dal Giro per un valore del sangue non in regola. C’era allora un flusso vorticoso di scommesse clandestine con la camorra a fare da banco che aveva tutto l’interesse a non far vincere il romagnolo. .Ecco perché abbiamo portato il memoriale in Commissione” ha spiegato Rapetto.

Il Generale si è poi soffermato sui tanti, troppi punti non chiari delle precedenti inchieste e su come questi portino a valutare l’ipotesi del delitto. Troppi sono i segni dubbi nella stanza della morte dalle tracce di sangue alle ferite sul volto dell’ex campione

“Marco era pieno di tagli profondi e lividi che sono stati derubricati come contusioni da caduta nel momento del malore” se così non fosse potrebbe tornare in auge l’idea che qualcuno era nella stanza assieme al Pirata: “. Non va dimenticato che Marco chiese aiuto più volte alla reception dell’albergo, parlò di persone che gli stavano dando fastidio” spiega il Generale.

Poi c’è il mistero della “pallina bianca” accanto al corpo di Marco, le immagini della Polizia mostrano, appunto, una pallina intonsa pur essendo immersa in una pozza di sangue, una cosa sicuramente strana in un contesto ricco di dubbi e omissioni.

Un percorso sempre in salita verso la verità, quella salita che piaceva a Marco e che piace a Rapetto:

“Torneremo presto all’Antimafia, non ci fermiamo fino a quando non arriveremo al traguardo” conclude sulle colonne della Gazzetta.