Marco Pantani: la Cassazione chiude il caso!

Marco Pantani
Marco Pantani

Marco Pantani non fu ucciso, questo il verdetto della Corte di Cassazione. Caso chiuso e chiuso per sempre. Marco, contrariamente da quanto sostenuto dalla famiglia non venne ucciso. La riapertura del caso nel 2014, a seguito di nuove rivelazioni, aveva fatto sperare che finalmente nella vicenda venisse fatta chiarezza. Il fascicolo sui fatti di Rimini venne prima riaperto e poi archiviato nel 2016 su richiesta del Gip di Rimini poiché “le questioni sollevate più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati, verosimilmente, per cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell’utilizzo di psicofarmaci, e accreditare l’immagine di una persona vittima incolpevole di violenze e complotti”.

L’avvocato della  famiglia Pantani, Antonio De Rensis, non aveva accettato questa motivazione, e da qui la decisione di impugnare il caso e portarlo davanti alla Suprema Corte, che tuttavia ieri ha respinto il ricorso, mettendo la parola fine almeno dal punto di vista legale a questa oscura vicenda.

Resta la tristezza per come Marco ci ha lasciati, solo, in una stanza di hotel, senza sapere di avere alle spalle l’appoggio dei propri tifosi, quelli che tutt’ora non smettono di ricordarlo e rendergli omaggio in qualsiasi occasione, perché la leggenda del Pirata non può e non deve fermarsi al 14 febbraio 2004.
Marco forse l’ultimo romantico del ciclismo, lui che aveva fatto saltare gli schemi del gioco, che aveva risvegliato la passione italiana per le due ruote. Mai più il ciclismo è stato cosi mediatico come negli anni del Pirata, mai più uno scatto ci ha fatto schizzare a mille i battiti cardiaci come quelli di Marco.

Marco campione imbattibile e uomo sfortunato e fragile, Marco che ha saputo rialzarsi da una miriade di incidenti e sfortune non è riuscito a mantenere il proprio controllo dopo le nebulose vicende di Madonna di Campiglio. Nel cuore e negli occhi di noi amanti del ciclismo resteranno le battaglie con Tonkov e Ullrich, la lotta con Lance Armstrong (su cui non ci esprimiamo).

Oggi è un giorno non bello, secondo chi scrive, un giorno in cui viene messa la parola fine su una vicenda che forse non sarà mai realmente chiarita. Come sono andati i fatti quella notte lo sa probabilmente solo Marco o forse non solo lui ma questo verdetto non ci permetterà, forse, mai più di sapere se la storia nasconde altre verità. Nella stanza del residence ‘Le Rose’ di Rimini, dove il corpo del ciclista fu trovato la sera di San Valentino del 2004, nessun complotto, nessun intervento estraneo, dunque, almeno secondo la Cassazione.

Noi non ci pronunciamo sul verdetto, sicuramente scontenterà molti, noi speriamo che Marco possa oggi godere di quella pace e di quella serenità che in questo mondo spietato non è riuscito a trovare. Quella pace e quella serenità che le tante voci, anche di giornali e tifosi, hanno fatto perdere al nostro campione fragile. Marco, ovunque tu sia, riposa in pace!

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