Wellens dico no ai farmaci dei “furbi”
Wellens lo scorso luglio al Tour de France rifiutò un farmaco per etica professionale
Wellens e il piacere di andare controcorrente. In tanti davanti ad alcune faccende di ciclismo e doping si interrogano ancora sulla reale pulizia del nostro mondo. Una piacevole inversione di tendenza la rappresenta Tim Wellens che durante lo scorso Tour de France si è rifiutato di assumere un farmaco ancorché necessario.
Ma veniamo ai fatti. Era il 16 luglio 2017, il gruppo era a 150km dall’arrivo di Le Puy-en-Velay e il giorno prima il belga era quasi stramazzato al suolo dopo aver tagliato il traguardo con ben mezz’ora di ritardo dal primo. “Stavo malissimo, febbre, brividi, dolori in tutto il corpo e, in accopagnamento, un caldo impressionante. Al foglio firma mi sentivo bene, Parigi era vicina non potevo fermarmi li”.
Il medico sociale della Lotto Soudal, Servaas Bingé dichiererà: “Wellens ha rifiutato di assumere farmaci. Poteva farlo, non ha voluto”. E le sue parole sono assolutamente vere. “non ho fatto l’eroe” si schernisce il corridore “ho solamente seguito la natura e lasciato decidere a lei”.
Una inversione non da poco se si considera il tanto ricorso alle famigerate TUE (le autorizzazioni mediche al ricorso a farmaci con all’interno principi attivi dopanti). “C’è una sottile, sottilissima linea di demarcazione tra le reali necessità mediche e la furbizia dentro la quale qualcuno opera indisturbato con l’ausilio dei medici. Non so dire quale sia il limite ma bisogna porselo” afferma il belga.
“Non esiste un codice morale unico a cui attenersi, ognuno deve rispondere con la propria coscienza e il proprio corpo. Qualcuno ha apprezzato il mio gesto, altri l’hanno attaccano ma non mi interessa essere un eroe o un maledetto ho fatto quello che sentivo” ha concluso Wellens.