La tifosa “Opi Omi” a processo

Allez Opi Omi

Allez Opi Omi

La tifosa “Opi Omi” a processo

La tifosa che con il cartello “Allez Opi Omi” ha causato una spaventosa caduta al Tour de France va  a processo a Brest

Domani il Tour de France abbasserà il velo sull’edizione 2022 e verrà ridata vita alla versione della corsa francese riservata alle donne. Parallelamente, a Brest, si apre il processo con la tifosa che  lo scorso 26 giugno con il suo cartellone “Allez Opi-Omi” procurò la rovinosa caduta di una una cinquantina di corridori nella tappa Brest-Landerneau.

Le immagini del cartellone “Allez Opi-Omi” (un vezzeggiativo tedesco per i nonni) hanno fatto il giro del mondo. Quattro giorni dopo gli accadimenti è stata la stessa donna a consegnarsi alla custodia della polizia a Landerneau. Ora la donna è accusata di  “lesioni involontarie” e “aver messo in pericolo di altre persone” .

Giovedì 14 ottobre la donna di 31 anni dovrà affrontare l’accusa di aver causato “lesioni involontarie” e “messo in pericolo di altre persone” e l’Associazione Internazionale dei Corridori (CPA) sarà parte civile nel processo contro questa “sciagurata” tifosa che rischia una multa fino a 15.000 euro e una pena detentiva di un anno.

ASO aveva inizialmente annunciato che avrebbe presentato una denuncia contro la donna, ma alla fine ha deciso di non farlo mentre il CPA ha proceduto nel suo intendo:  “È stato un atto davvero irresponsabile. Ciò ha avuto conseguenze molto gravi per ciclisti” ha detto all’agenzia di stampa AFP Laura Mora della CPA

 Gianni Bugno,  presidente del CPA, ha aggiunto: “I danni riportati dai corridori sono fisici, morali ed economici in quanto ci sono mesi di lavoro per preparare un grande giro non solo dell’atleta ma anche dello staff e del team. Siamo certi che la spettatrice non volesse fare del male a nessuno ma il suo comportamento ha compromesso la salute e la stagione di qualche associato. Abbiamo richiesto un simbolico euro che non ripaga le sofferenze patite da corridori come Soler e Martin ma ne deve essere, appunto, il simbolo”.