Il dramma delle cicliste afghane

Il dramma delle cicliste afghane

Il dramma delle cicliste afghane che dopo la caduta di Kabul e dell’Afghanistan ai Talebani si vedono privare dei propri diritti faticosamente conquistati

Dal 15 agosto scorso in Afghanistan i Talebani hanno ripreso il controllo quasi totale del Paese dopo aver conquistato anche la capitale, Kabul. Tra i tanti drammi che il popolo afghano sta vivendo, c’è anche quello delle cicliste. Proprio l’uso della bicicletta, infatti, è stato uno strumento di emancipazione femminile e l’attivista americana Shannon Galpin, che aveva contribuito a questo processo, ha lanciato un appello a supporto delle “donne in bicicletta”.

Secondo quanto riportato da molti organi di stampa, per evitare ritorsioni, molte donne stanno distruggendo o bruciando le proprie attrezzature usate in bicicletta.  Insomma il faticoso inseguimento dell’indipendenza attraverso la pratica del ciclismo è diventata un “marchio” da cancellare.

Tempo fa erano state diffuse le foto di una cinquantina di ragazze afghane intente a pedalare, a testa alta, anche come esempio per tutte le donne del paese. Ora queste ragazze vedono la loro vita posta ad altissimo rischio. Una ventina di quelle donne hanno chiesto aiuto per espatriare mentre alte sono letteralmente nascoste per evitare la “vendetta” dei nuovi padroni del paese.

Non ci occupiamo di politica ma questa questione è davvero importante. Segnaliamo che Shannon Galpin ha istituito una raccolta fondi per queste donne nel lasciare il proprio paese.

Anche la Federazione Ciclistica Italiana, raccogliendo anche l’invito del sottosegretario allo Sport Valentina Vezzali, si sta impegnando per dare supporto in questo delicatissimo frangente in costante collaborazione con il Ministero degli Esteri.