Milan Erzen chi è il manager attenzionato dall’UCI

Milan Erzen sotto inchiesta dell’UCI

Milan Erzen figura di primo piano all’interno del Bahrain-Merida mentore del ciclismo sloveno, paese troppo chiacchierato

MIlan Erzen
MIlan Erzen

Milan Erzen attuale persona apicale del Bahrain-Merida è stato posto sotto inchiesta dall’Unione Ciclistica Internazionale in merito a un filone sloveno legato all’operazione Aderlass.

Pare che dal 2015 l’UCI abbia attenzionato alcuni sportivi e dirigenti sloveni in quanto presumibilmente accostabili a ruoli all’interno di un circuito di pratiche dopanti. Eržen è considerato il Dominus del ciclismo sloveno (anche se fino a poco tempo fa non aveva una licenza federale) è diventata persona “chiacchierata” da un po’ di tempo tanto che anche il Corriere della Sera ha pubblicato un pezzo sulla sua figura.

Milan Erzen, un passato di corridore alla Krka Telecom, ha iniziato a muoversi nel suo paese come talent scout e manager interagendo, in pratica, con tutti i ciclisti sloveni attualmente attivi nei team professionistici.

Nel 2004 ha scoperto e allenato Janez Brajkovic, portandolo alla conquista del titolo Mondiale Under 23 a cronometro davanti a Thomas Dekker e Nibali. Brajkovic è poi entrato far parte della Discovery Channel di Lance Armstrong nel 2005 nel 2017 è approdato alla il Bahrain-Merida per poi passare alla Adria Mobil nel 2018 fino al positivo per Methlyhexanamine che l’ha portato alla squalifica.

Erzen nel 2013 è andato a scovare al team Adria Mobil l’ex saltatore con gli sci Primoz Roglic che ora è il favorito per la vittoria del Giro e che sta vivendo una stagione favolosa.  Altro atleta da lui scoperto è Matej Mohoric attuale luogotenente di Vincenzo Nibali alla Bahrain-Merida. Lo stesso anno Erzen è diventato allenatore personale di Salman bin Hamad Al Khalifa condividendo anche la passione per i cavalli da corsa e collaborando nello sviluppo di una squadra di triathlon e organizzare un evento Ironman nel paese. In un’intervista con il sito sloveno Polet.delo.si, Eržen racconta come abbia collaborato con la scuderia dei cavalli del principe introducendo metodologie di allenamento avveniristiche.

Milan Erzen e la Bahrain-Merida

Nel 2015 è stato uno degli agevolatori della nascita del team Bahrain-Merida e della firma di Nibali con la formazione bahreinita.

Eržen ha sempre mantenuto un profilo basso pur ricoprendo diversi ruoli nella Bahrain-Merida (attualmente ha una licenza per il personale UCI di classe 8 la più bassa) ed è il capo “de facto” della squadra (probabilmente per via dei suoi stretti legami con il principe Nasser bin Hamad Al Khalifa) tanto che nel team è identificato come “amministratore delegato”. Pare che abbia anche favorito l’ingresso nel team come co-sponsor del colosso dei motori McLaren.

Insomma se il denaro è bahreinita e la stella italiana, l’organizzazione del Team del Bahrain è però a trazione slovena: 7 atleti, i direttori sportivi Goradz Stangelj e Borut Bozic, il medico Marjan Korsic oltre a massaggiatori e meccanici provengono dalla Slovenia.

Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera in all’interno del team Bahrain “il gruppo Nibali vive da separato in casa” e, dopo la quinta frazione del Giro con la sospensione da parte dell’UCI di Kristijan Koren (e del DS Borut Bozic) per presunto doping ematico e per i loro collegamenti all’operazione Aderlas, l’atmosfera si è fatta incandescente.

 

Altro atleta finito nell’occhio dell’UCI è il croato Kristijan Durasek (oggi in Emirates, è stato mandato a casa dal Tour of California) che proprio sotto la guida di Milan divenne capitano nell’Adria Mobil (come delfino un giovanotto di belle speranze di nome Primoz Roglic).

Secondo quanto riportato da CyclingNews.com gli investigatori indagano su un “attivissimo intermediario”, di origine slovene o croate, legato al dottor Schmidt, “dopatore seriale” arrestato a marzo. Le rivelazioni di questo fantomatico intermediario potrebbero fare tabula rasa del ciclismo dell’ex Jugoslavia.

Il presidente dell’UCI David Lappartient, presente al Giro ed ospite al Processo alla Tappa, ha spiegato alla Gazzetta dello Sport di essersi incontrato con team manager del Bahrain-Merida in assenza di Eržen ed ha confermato che personaggi della Slovenia e della Croazia sono state coinvolte nell’indagine UCI sull’operazione Aderlass anche se “per ora, non ci sono i nomi di altri corridori nel dossier”.

“La Slovenia e la Croazia sono sotto stretta osservazione per la presenza di atleti e manager vicini a situazioni che l’UCI sta monitorando da vicino. Confidiamo nel supporto delle le agenzie antidoping nazionali di questi paesi” ha spiegato Lappartient.

la Slovenia e la vicina Croazia sono considerate un rifugio sicuro per il doping perché se il traffico di prodotti dopanti e l’uso di doping sono illegali, il doping ematico non è un crimine. Lo stesso Danilo Hondo ha rivelato al canale pubblico ARD che il medico tedesco lo ha contattato usando una scheda slovena o croata.

Janko Dvorsak, presidente dell’agenzia anti-doping sloveno, ha spiegato a Le Monde: “Sfortunatamente, abbiamo avuto molti casi positivi. Ciò è probabilmente dovuto alla vicinanza con l’Italia, attraverso la quale sono transitati molti ciclisti”.

Se questa visione poteva valere per gli anni 2000 attualmente non pare molto sensata in quanto negli ultimi anni i ciclisti sloveni corrono per team italiani ma anche sloveni, francesi, olandesi, americani e spagnoli. L’Italia (come l’Austria) è invece uno dei paesi confinanti con la Slovenia dotata di pesanti leggi antidoping.

Il sistema antidoping sloveno, si basa su Doping ciclismo Foundation (CADF), un’agenzia indipendente dell’Unione Ciclistica Internazionale che ha un budget annuo di 400.000 euro.

Stefan Matschiner, ex atleta al centro dello scandalo che coinvolse l’ex corridore della Gerolsteiner, Bernhard Kohl, ha voluto dire la sua sulla rete di Mark Schmidt:

 “Devi essere stupido per farlo in Austria meglio farlo in Slovenia dove non è probabile che accada nulla. “

Lo stesso Matschiner nel suo libro-confessione del 2011 aveva affermato di essersi procurato in Slovenia le ampolle di DynEPO per i suoi atleti, rientrando con 180.000 unità di DynEPO nel bagagliaio, sufficienti a “foraggiare” un’intera squadra di ciclismo per una corsa di tre settimane.

Naturalmente i tre big del ciclismo sloveno del momento, ovvero Primoz Roglic, attuale leader del Giro d’Italia, Tadej Pogacar, rivelazione di questo 2019 e Matej Mohorič, talento della Bahrain-Merida, non hanno mai avuto nessun coinvolgimento in vicende legate al doping e, al contrario, hanno sempre superato ogni controllo a cui sono stati sottoposti.

E’ però chiaro che tutto questo susseguirsi di voci e di si dice, in un paese piccolo come la Slovenia, sono assolutamente destabilizzanti.