Valerio Lualdi ciclista varesino, la storia
Valerio Lualdi ciclista di Busto Arsizio, passato professionista con la Brooklyn in grado di destreggiarsi come gregario ma cogliendo vittorie personali
Valerio Lualdi nasce a Busto Arsizio, in provincia di Varese il 31 agosto 1951. Si avvicina al ciclismo dopo aver praticato anche il calcio.
Passato tra i dilettanti con i colori del Velo Club Varese – Ganna viene soprannominato “Pacho” per via della sua indole mite e pacifica ma in realtà Valerio è uno che ha personalità da vendere. Nel’71 conquista la quarta frazione del Giro della Valle d’Aosta insieme a Luciano Borgognoni e Claudio Masnaghetti.
Nel 1972 il varesotto conquista la vittoria della Piccola Tre Valli Varesine, del Circuito del Porto-Trofeo Arvedi davanti ad Aldo Parecchini, la seconda frazione del Giro d’Italia Baby sul traguardo di Cattolica ed è 45esimo nella classifica finale della Corsa della Pace.
Valerio nel 1973 vince la Cuneo-Limonetto per poi passare professionista con i colori della Brooklyn del mitico Franco Cribiori capitanata dal grande Roger De Vlaeminck prendendo parte al Giro d’Italia. Nel ’74 il bustocco è terzo al GP Cemab alle spalle di Enrico Paolini e Sigfrido Fontanelli, terzo alla Coppa Bernocchi alle spalle di Francesco Moser e Fabrizio Fabbri e prende parte per la prima volta in carriera al Tour de France chiudendo la corsa francese al 69esimo posto.
Nel 1975 Valerio Lualdi sfiora il successo nella sedicesima tappa del Giro d’Italia con arrivo ad Orta San Giulio quando è secondo alle spalle di Fabrizio Fabbri, è terzo al GP Kanton Aargau dietro ad André Dierickx e Dietrich Thurau, quarto alla Coppa Bernocchi alle spalle di Enrico Paolini, Fausto Bertoglio e Giacinto Santambrogio ed al Campionato italiano in linea si deve accontentare del secondo posto alle spalle di Moser.
Lualdi l’anno successivo coglie un quinto posto di tappa alla Volta a Catalunya sul traguardo di Sort, è sesto al Trofeo Baracchi ed al campionato italiano chiude al quinto posto. Nel 1977 Lualdi passa alla Sanson del grande Francesco Moser lavorando per il capitano ma ottenendo anche il secondo posto al GP di Camaiore alle spalle di Franco Bitossi ed il terzo alla Tre Valli Varesine dietro a Saronni ed al britannico Phil Edwards dimostrandosi un autentico, e valido, tuttofare del ciclismo dote che gli vale la stima dei suoi compagni di squadra.
Nel 1978 il varesino passa alla Bianchi-Faema diretta da Giancarlo Ferretti con cui vive una stagione importante; è terzo al Giro del Friuli dietro a Roger De Vlaeminck ed a Saronni, conquista la vittoria al Giro di Romagna superando in volata Clyde Sefton, è diciannovesimo al termine del Giro d’Italia vinto dal suo capitano Johan De Muynck, secondo alla Cronostaffetta. Nella seconda parte della stagione è quarto alla Coppa Agostoni, sesto alla Bernocchi, quarto al Trofeo Baracchi e conquista la vittoria del prestigioso Giro del Veneto tagliando il traguardo con 23 secondi di vantaggio su Pierino Gavazzi. Convocato in nazionale per il Campionato del Mondo del Nürburgring è al servizio di Francesco Moser e riesce a tagliare il traguardo in settima posizione.
Valerio Lualdi vince la Coppa Bernocchi 1979
Nel 1979 Valerio Lualdi vince la Coppa Bernocchi precedendo di un soffio, sul traguardo di Legnano, Ottavio Crepaldi ed è secondo al Giro di Romagna bruciato nella volata conclusiva da Gianbattista Baronchelli. L’anno seguente il varesotto passa alla Gis Gelati cogliendo il secondo posto al G.P. Montelupo, il quinto al Giro di Puglia ed il decimo al Trofeo Matteotti.
Nell’81 ottiene l’ottavo posto al Giro dell’Etna ed il diciassettesimo al Giro di Toscana mentre l’anno seguente, passato alla Famcucine, è quinto al Trofeo Laigueglia e 27esimo alle Tre Valli Varesine. Nell’83 corre per la Inoxpran, poi Carrera Jeans, con cui chiude la carriera nel 1984 dopo aver corso Giro e Tour. Carattere gagliardo, al dispetto della “storia” del suo soprannome, Valerio è protagonista al Giro del ’84 di uno sciopero per la sicurezza dei corridori a cui non tutti i ciclisti aderirono, proprio per la sua visione da “sindacalista” del pedale non fu di certo amato da tutti nel circuito del ciclismo.