Il tradimento di Lisbona 2001

Lisbona 2001: Freire Festeggia

 

Il tradimento di Lisbona 2001: un mondiale buttato

Il tradimento di Lisbona 2001 quando un Gilberto Simoni lanciato alla conquista della maglia iridata venne inseguito dai suoi stessi compagni

E’ la meravigliosa Lisbona ad ospitare i Campionati del Mondo 2001 lungo un percorso assolutamente insidioso e di difficile lettura. Lo sono quasi tutti i mondiali, le variabili da analizzare sono tante, la voglia di indossare l’iride spinge tutti ad andare un po’ oltre ma quello che si verifica al mondiale portoghese ha, per la selezione azzurra, qualcosa di grottesco.

E’ un suicidio tecnico e tattico micidiale quello della nostra nazionale che vede contrapporti, in una lotta fratricida, Gilberto “Gibo” Simoni e Paolo Lanfranchi sotto la guida di Franco Ballerini (affiancato dall’inossidabile Alfredo Martini).

L’Italia è la nazionale più forte e da tutti data per favorita, c’è una lista micidiale di campioni e potenziali vincitori accompagnati da gregari instancabili pronti a fare il lavoro sporco (o no?) per il proprio capitano.

Di Luca, Simoni, Basso, Casagrande, Rebellin, Bartoli, Bettini, Nardello, Figueras, Lanfranchi e Mazzoleni chi può competere con una simile corazzata? In teoria nessuno, in pratica i Mondiali di Lisbona 2001 racconteranno un’altra storia.

L’Italia decide di “fare la corsa” e il circuito mosso aiuta il piano tattico di Ballerini. La voglia di tornare ad indossare la maglia iridata per un atleta tricolore è ormai esplosiva visto che dal 1992 nessuno dei nostri è riuscito più a primeggiare. Sembra proprio l’anno buono, praticamente tutti gli azzurri possono puntare alla vittoria.

Nell’ultimo giro del circuito portoghese si compie il momento saliente: sullo strappo principe del circuito lusitano, a 7.5 km dall’arrivo, è Ullrich a prende in testa l’erta che precede il traguardo. Il ritmo del tedesco è alto ma non di quelli che spezza le gambe e così Gilberto Simoni maglia rosa al Giro, parte in contropiede facendo il vuoto.

Kaiser Jan prova a prendere la ruota dell’italiano Rebellin e Figueras fanno egregiamente il lavoro degli stopper. Gibo è un “cagnaccio” trentino, non molla un secondo col suo forcing e comincia a guadagnare secondi sul gruppo che non si organizza per l’inseguimento. Nessuno tira e davanti si può fare la storia.

Gibo pedala, il vantaggio sale e le chance di vittoria iniziano a salire ma, proprio in quel momento ecco che da dietro inizia il lavoro… dell’Italia. Si avete letto bene: la nazionale italiana, che ha in avanscoperta Simoni con buone possibilità di arrivare fino alla linea dell’arrivo, lavora follemente con Paolo Lanfranchi (compagno di stanza proprio di Gibo) al servizio di Paolo Bettini per ricucire lo strappo!

Dopo qualche centinaia di metri arriva Gianni Faresin, storico regista della nazionale tricolore, a smorzare il lavoro del ciclista della Mapei ma ormai la frittata è fatta: il gap è ridotto e il gruppo inseguitore si è organizzato per rientrare sul trentino.

Simoni è ripreso in un batter d’occhio e gli uomini di testa arrivano a giocarsi l’iride in volata quando nessuno degli atleti italiani lancia, a quel punto sì, Paolo Bettini. A vincere è Oscar Feire, per Bettini arriva un argento amarissimo.

“Non so quello che è successo dietro – racconta Simoni – so che davanti c’ero solo io e Paolo Lanfranchi ha rimesso in moto il gruppo finché sono stato ripreso all’ultimo chilometro.

Paolo Lanfranchi ha trentatré anni è un professionista affermato e riconosciuto come serio e costante. Apprezzato dai colleghi e amato dai tifosi e dunque cosa l’ha spinto a quell’azione scriteriata? Non lo si saprà mai ma di certo tra Simone e Lanfranchi non voleranno carezze.

In molti sottolineeranno che Freire e Bettini erano suoi compagni alla Mapei e dunque c’erano grossi interessi dietro ma lo stesso Paolo ricorderà che la Mapei gli aveva già comunicato che non gli avrebbe proposto nessun rinnovo per il 2002.

Qualche tempo dopo, durante il Gran Galà Internazionale del ciclismo, gli organizzatori invitano sul palco Simoni, Rebellin, Nardello, Bettini e Ballerini. La tensione e palese e, quando partono i riflessi filmati di quel giorno a Lisbona dal pubblico parte un “venduti!”. Moser presente in sala difende il conterraneo e parente dando dell’incapace Ballerini e a Bettini.

Lanfranchi intervistato dal giornalista di Repubblica, Eugenio Capodacqua, si accusa dell’errore commesso ma rifiuta categoricamente l’etichetta del traditore sostenendo di essere stato convinto che il gruppo avesse ripreso Gibo.

Per tutti quel mondiale sarà “Il tradimento di Lisbona 2001”.