Riccò un nuovo libro e solite polemiche
Riccò un nuovo libro in uscita
Riccò un nuovo libro che sicuramente susciterà pareri discordanti, un”reietto” del pedale torna con un nuovo capitolo dei suoi racconti di doping e ciclismo
Riccò un nuovo libro in uscita nelle librerie che, come per il precedente, promette di far parlare molto (troppo?) di sè. Del Cobra si sono scritte e dette tante cose finché non è stato lui a voler parlare e le sue parole hanno inevitabilmente generato non poche polemiche.
Il primo libro ha suscitato prese di posizioni anche forti e, ora, il secondo non vuole essere da meno. Per anticipare l’uscita nelle librerie, Riccardo Riccò ha deciso di parlare a distanza di qualche mese: “Secondo voi i corridori pizzicati positivi all’antidoping erano così diversi dal resto del gruppo? Erano forse più scarsi? Erano migliori? – ha dichiarato il Cobra, che ha aggiunto – secondo voi negli anni precedenti ai miei c’era un ciclismo migliore?”.
Accuse velate sotto forma di domande quelle poste dall’ex Saunier Duval che, pur non facendo nomi, ha coinvolto molti attuali corridori ed ex compagni: “pensate che si possano fare 200 km al giorno per tre lunghe settimane sotto il sole, con il vento, la pioggia e magari anche la neve correndo a pane e acqua?”
Insomma Riccò non le manda a dire, anzi, rincara la dose: “uno che vince una tappa di lungo chilometraggio è chiamato il giorno seguente ad essere pronto a partire da capo, come può farlo?”. Riccardo getta un sasso anche sullo show business: “come mai le tappe dei grandi giri arrivano sempre tra le 17 e le 17.30? Ve lo siete mai chiesti? Perchè è l’orario prestabilito di arrivo con il palinsesto tv e gli sponsor e se non viene rispettato sono cavoli.“Le emittenti televisive non possono aspettare i corridori per 7, 8 o addirittura 10 ore quando il plotone affronta un tappone dolomitico da 4.500 metri di dislivello altimetrico”.
“Solo col doping non vinci, senza doping non vinci“ sè il paradigma del pensiero di Riccò, il sistema secondo Riccardo è un sistema malato in cui i ciclisti “come polli d’allevamento si allenano e vengono curati, qualcuno solo per stare in gruppo, altri per giocarsi qualche successo”.