Parigi-Roubaix 1996, vittoria di Museeuw o dell’ammiraglia?
Parigi-Roubaix 1996 tripletta Mapei
Parigi-Roubaix 1996 la corsa che a distanza di anni fa ancora discutere per la vittoria di Museeuw “decisa” in ammiraglia
Parigi-Roubaix 1996, è il 14 aprile e quel giorno è destinato a restare nella storia del ciclismo per un evento che a suo tempo fece decisamente scalpore. In quegli anni, non c’è dubbio, uno degli squadroni del plotone è la Mapei di Giorgio Squinzi. Il team di Patrick Lefevere vede il suo terreno di caccia preferito nelle classiche del Nord.
Nel 1995 la Mapei ha trionfato al Giro delle Fiandre con Johan Museeuw e con Franco Ballerini proprio alla Roubaix. Andrea Tafi è in rampa di lancio pronto a dire la sua così come Gianluca Bortolami che ha il physique du rôle per imporsi nelle classiche ecco che “l’inferno del Nord” non può che essere nel mirino del team italiano.
Il 1996 è in realtà iniziato maluccio per la Mapei con la sorpresa di Gabriele Colombo della Gewiss che conquista la Sanremo (Museeuw giunge ottavo), con Michele Bartoli e Fabio Baldato (MG Maglificio) che bruciano sempre il belga al Giro delle Fiandre. L’unica soddisfazione per Lefevere arriva alla Gand-Wevelgem dove Tom Steels conquista la vittoria in volata ma la Mapei non può e non deve accontentarsi, l’obiettivo sono le classiche Monumento.
Andrei Tchmil (già vincitore nel 1994) è uno dei favoriti per la vittoria assieme ad Ekimov, l’Italia ripone le proprie speranze in Michele Baldato e Stefano “Zazà” Zanini ma tutti devono guardarsi dall’atleta della Motorola, George Hincapie.
Al via del 263,5 km che uniscono Compiegne a Roubaix la Mapei punta forte su Museeuw, Ballerini, Tafi e Bortolami per riscattare l’inizio di stagione sottotono.
Parigi-Roubaix 1996: le prime fasi
Il clima è nervoso sin dalla partenza e bastano solamente 25 chilometri per dar fuoco alle polveri. Partono in 21 tra cui spiccano Knaven della TVM, Wauters della Lotto, O’Grady della Gan, il nostro Saligari dell’MG mentre la Mapei può contare su Peeters e Willems. Dietro lavora sodo la Telekom di Erik Zabel che controlla il margine degli uomini di testa sino al ricongiungimento
Dopo quasi 100 chilometri in testa sono in poco più che quaranta con tutti i big davanti, nei pressi di Troisvilles è Zabel a provare il colpo di mano, lo seguono Desbiens, Peeters e Museeuw a cui si aggiunge Serpellini della Panaria. Dietro il gruppo reagisce con veemente e, all’inizio della Foresta di Aremberg il margine è di soli 20 secondi e il pubblico impazzisce al passaggio del gruppo.
Terminata il mitico tratto simbolo della Roubaix tutto è ancora da decidere con tutti i big che possono giocarsi la vittoria finale. A quel punto la Mapei inizia ad alzare il ritmo che da 100 elementi si assottiglia sino a poco più di 20 corridori che potranno giocarsi il successo.
La Mapei è la più rappresentata con Leysen, Tafi, Ballerini, Bortolami e, naturalmente, Museeuw. Oltre ai cinque atleti Mapei ecco Zanini, Serpellini, Baldato, Ekimov, Hincapie, Leysen, Tchmil, Boscardin, Michaelsen, Holm, Corvers, Camin, Milesi, Moncassin, Desbiens e Gorini.
Parigi-Roubaix 1996: la fuga Mapei
La formazione di Patrick Lefevere è presente in massa e pronta a dar battaglia e così è quando ai meno 76 chilometri dall’arrivo allungano Bortolami, Tafi e Museeuw. E’ un’azione di una forza tremenda quella orchestrata dalla formazione di patron Giorgio Squinzi, i tre lavorano evidentemente di comune accordo e scavano un solco incolmabile dagli inseguitori Tchmil, Zanini, Ballerini ed Ekimov. Ballerini ha la gamba che va da sola ma la logica di squadra vuole che stia bello tranquillo a controllare le mosse di Tchmil.
Alle spalle dei tre uomini Mapei sono Zanini e Ballerini che allungano senza che Ekimov e Tchmil riescano a seguirli. Il margine dei tre si riduce a meno di un minuto, che si stia riaprendo la corsa?
Ai meno dieci Musseuw fora ma Tafi e Bortolami lo attendono e il pubblico ha capito che il tram vuole entrare nel velodromo in parata. La leggenda vuole che parta una “trattativa” tra Squinzi a casa e Lefevere in ammiraglia per capire che “far vincere”.
I tre Mapei entrano in parata nel Velodromo di Roubaix e, come da ordini si scuderia, è Museeuw a cogliere la vittoria mentre le immagini TV mostrano l’espressione di disappunto di Tafi e il labiale di Bortolami che fa comprendere che il risultato finale è stato deciso in ammiraglia: un “Andrea non fare cazzate!” suggerisce Bortolami.
Forse un simile dominio da parte della Mapei avrebbe meritato un epilogo più lineare e trasparente.
“Hanno deciso i ragazzi – spiega Fabrizio Fabbri – c’è stato un gran parlottare ma solo per decidere la seconda e la terza posizione. I ragazzi hanno accettato che Museeuw fosse il vincitore e debbo ringraziarli per l’alto senso di professionalità”.
L’ atteggiamento della formazione italiana fa indignare molti tifosi (anche italiani) ed i giornali (soprattutto italiani) non mancano di stigmatizzare la scelta “a tavolino” scatenando la rabbia di Giorgio Squinzi:
“Sono nauseato o esco dal ciclismo o faccio una squadra con soli stranieri”.
La verità vera non si saprà forse mai ma la sensazione comune è che un ordine d’arrivo della centesima Parigi-Roubaix è stato “dettato” via telefono o quanto meno concordato.