Michael Aisner, il Coors Classic e il ciclismo USA

Michael Aisner

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Michael Aisner e il Coors Classic a trent’anni dall’ultima edizione

Michael Aisner a trent’anni dall’ultima edizioned del Coors Classic è ancora un personaggio unico del ciclismo a stelle e strisce.

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Michael Aisner con l’idea del “Coors Classic“  ha fatto conoscere il ciclismo professionistico al pubblico statunitense contribuendo a “formare” le prime icone del ciclismo d’oltre oceano come Greg LeMond e Andy Hampsten e ha fatto apparire gli Stati Uniti sulla mappa ciclistica internazionale negli anni ’80.

Michael Aisner è stato coinvolto in una vasta gamma di progetti sportivi e di intrattenimento nel corso della sua vita; fin da adolescente si è interessato all’entertainment arrivando ad intervistare Muhammad Ali e Louis Armstrong.

Aisner si è avventurato fino al Circolo Polare Artico per filmare l’uccisione disumana di foche per il National Geographic e ha partecipato a ponti aerei per salvare gli orsi polari nel Canada settentrionale.

Lungo la sua strada professionale Aisner, ora quasi sessantanne, ha creato una delle gare ciclistiche di maggior successo mai svolte negli Stati Uniti. Qualcuno ricorderà Bernard Hinault vincere la sua ultima gara a tappe al North Boulder Park davanti a 50.000 fan urlanti spinti dalle idee di marketing che resero la corsa un vero fenomeno dell’intrattenimento sportivo made in USA.

La gara venne lanciata nel 1975 dall’imprenditore di Mo Siegel con il nome di Red Zinger Classic. L’anno successivo ecco Aisner e l’ascesa della manifestazione a cui si affiancò una gara femminile, contribuendo a costruire un pubblico più ampio e ad aumentare la copertura dalla TV.

“La prima cosa che ho fatto è stata quella di trovare una società di produzione cinematografica per creare un breve docu-film sulla gara da distribuire nei cinema mainstream. Se volevamo far crescere la gara  e attirare nuovi fan dovevamo utilizzare i media al di fuori della tradizionale circuito  del ciclismo” ricorda oggi Aisner.

“Nel 1979 Siegel suggerì di portare la corsa in Colorado e cercare di convincere il gigante  Coors Brewing Company a sponsorizzare la gara in futuro. Pensai che fosse impazzito ma la trattativa andò in porto e nel 1980 nacque la Coors International Bicycle Classic”

La gestione tecnica, operativa e finanziaria divenne rapidamente più complessa e lo stesso Aisner dovette aumentare le sue competenze:

“Non sapevo nulla su come trattare con la polizia, chiudere le strade, impostare le aree di partenza, arrivo e di riposo. Avevo bisogno di imparare le cose velocemente e chiesi aiuto a Dave Chauner e a Phil Liggettche stava promuovendo la British Milk Race

Aisner provò a “mainstreamare” il Coors Classic collegando The Rolling Stone all’evento sottolineando come il ciclismo fosse uno sport “rock n ‘roll”.

“Il ciclismo era uno sport giovane, veloce, colorato, pericoloso ed internazionale. Rolling Stone possedeva il mercato giovanile e l’accordo consentì di ospitare nella rivista un inserto per tre edizioni. A quel punto avevamo una rete piuttosto eclettica di sponsor: da Rolling Stone a BMW, da NBC Sports a 7-Eleven fino, appunto a Coors”.

Aisner decise di espandere l’evento fuori dal Colorado aumentando il numero di tappe e toccando centri di interesse per gli sportivi come Vail, Aspen e San Francisco fino ad una tappa alle Hawaii.

Il passo successivo fu convincere l’UCI ad estendere la corsa ai professionisti europei. La gara divenne il luogo in cui molti futuri campioni sono entrati in scena: ecco arrivare talenti come il colombiano Lucho Herrera, il canadese Steve Bauer e il messicano Raul Alcala.

La spinta viene data anche alla prova femminile aprendo alle campionesse europee chiamate a sfidare l’americana Connie Carpenter portando il Coors Classic a diventare la più grande corsa al mondo per donne.

 “È stato uno sforzo costante cercare di esporre mediaticamente la gara, oltre ai normali tifosi e appassionati di ciclismo. Arrivammo ad avere tre  stazioni TV oltre a ESPN a coprire la manifestazione. Durante la settimana di gare, l’affiliata della Denver NBC ha persino ritardato” The Tonight Show di cinque minuti per seguire la nostra corsa!”

Michael Aisner, The Coors Classic e l’URSS

Greg LeMond prese parte al Coors Classic come un neo-pro nel 1981 da poco Jimmy Carter aveva ritirato la spedizione statunitense dalle Olimpiadi di Mosca 1980 e questo diede un’idea ad Aisner: portare i russi alla corsa.

“Ho lanciato il guanto di sfida a Pete Coors repubblicano convinto e amico di Ronald Regan che restò perplesso ma i russi accettarono e così fece la Germania dell’Est. Gli inviti li facemmo via Telex dal birrificio Coors.  Qualche settimana prima della corsa ecco arrivare l’FBI: erano convinti che i sovietici tentassero di boicottare la gare e ci istruirono sulle procedure per affrontare l’evenienza. La corse apparve come scontro tra est e ovest, il giovane americano Greg LeMond contro i titani dell’Unione Sovietica: avevamo richieste di accredito da ogni parte del mondo” racconta oggi il manager.

L’edizione 1981 fu un punto di svolta per il The Coors Classic, e la prossima grande sfida di Aisner fu di cercare di sviluppare una copertura televisiva nazionale più ampia.

“I ragazzi della CBS mi hanno detto che non c’era modo di coprire lo sport assecondando le esigenze del pubblico americano. Mi recai allora a Praga per i Mondiali di Ciclismo 1981 e li vidi che i cameramen in motocicletta avevano montato un dispositivo girevole sul retro delle loro per riprendere i volti dei ciclisti. A New York nessuno aveva mai visto una cosa simili, convinsi allora la BMW a mettere a disposizione due motociclette con i sedili girevoli e la cosa funzionò e la CBS coprì la corsa!”

Il successivo sviluppo previsto da Michael fu quello del merchandising

“Abbiamo generato numeri mostruosi per quei giorni, abbiamo ampliato la gamma dei gadget arrivando a un milione e mezzo di dollari di cui 100.000 nel solo Giappone. Tutto era griffato dalle maglie, ai cappellini ai prodotti alimentari. La corsa divenne uno dei grandi eventi di intrattenimento in America

Il Coors Classic alla fine perse il sostegno dell’azienda dopo l’edizione del 1988, quando un arrivò in azienda un nuovo. Aisner ricevette la notizia da un giornalista mentre era in aeroporto ed iniziò subito la ricerca di un nuovo partner commerciale. Arrivò vicino alla firma con Nuprin ma tutto saltò all’ultimo secondo, Michael concluse un accordo con la Dodge Motors, ma pochi giorni prima della firma, Lee Iacocca, CEO di Chrysler, annunciò decine di migliaia di licenziamenti e l’accordo venne annullato. Fu quello il colpo da KO per la corsa, era finito il tempo per il Coors Classic ma quella corsa aveva segnato l’apice delle corse su strada americane raggiunto forse solo dall’Amgen Tour of California.

“Non si può davvero dire che stessimo pensando fuori dagli schemi perché all’epoca gli schemi nemmeno c’erano. So che non perdemmo mai un centesimo perché era tutto equilibrato, nessuno guadagnava o spendeva più del giusto. Temo che alcuni promotor oggi scelgano di fare ciò che è più facile, piuttosto che trovare un modo per fare ciò che è giusto”

sottolinea Aisner che nel 2005, è stato inserito nella US Cycling Hall of Fame.