Manuel Bongiorno lascia il ciclismo

Manuel Bongiorno lascia il ciclismo, un vero peccato

Manuel Bongiorno lascia il ciclismo dopo un 2017 in cui ha conquistato la classifica generale al Tour of Albania

Manuel Bongiorno
Manuel Bongiorno

Manuel Bongiorno era uno dei talenti più promettenti della sua generazione ma la carriera da professionista del ventisettenne scalatore calabrese, ma toscano di formazione ciclistica non ha rispettato le aspettative. Dopo quattro stagioni trascorse alla Bardiani CSF con pochi acuti (una vittoria di tappa al Tour de Slovénie 2014) era passato alla Sangemini-MG.KVis con cui, lo scorso mede di maggio, ha conquistato la generale al Tour of Albania 2017.

Il corridore aveva dimostrato voglia di riscatto nel firmare il contratto con un team continental e si era impegnato, nell’ottica di un ciclismo pulito, a pubblicare il proprio passaporto biologico ma, visto i risultati non eccezionali ha deciso di abbandonare le corse.

Manuel Bongiorno, passato pro nel 2013 in maglia Bardiani dopo un inizio di carriera discreto nel 2015 ha accusato una flessione nella qualità delle sue prestazioni continuata nel 2016. Questa crisi di risultati è sfociata anche in una situazione complicata a livello personale (con problemi di depressione e disturbi alimentari) e nel non trovare un contratto professionale. Lo scorso febbraio era stata la Sangemini-MG.Kvis a fare una proposta al corridore che aveva prontamente accettato anche se a condizioni particolari: “Quest’anno non ho preso un euro, è stata una mia scelta, la voglia di correre e rilanciarmi era così alta che ho deciso di investire su me stesso” ha dichiarato Manuel.

Tutto sommato i risultati non sono mancati ma non è bastato per attirare i team maggiori a proporre un contratto. “L’unico rimpianto che mi resta è di non aver avuto al mio fianco figure professionali in grado di darmi consigli e un aiuto a muovermi in questo mondo, valorizzando la mia figura. Chi mi circondava mi ha deluso. A settembre ho contattato Johnny Carera che devo ringraziare tanto perché si è dimostrato determinato e motivato a ricoprire il ruolo di procuratore che mi mancava. Mi ha fatto sentire tutelato, mi ha fatto capire che sono stato preso in giro per tanto tempo, è un grande professionista. Oltre ai miei cari, un’altra persone che mi è stata molto vicino quest’anno è stato Paolo Alberati, mi ha seguito come allenatore e non solo, ogni mattina mi chiamava per spronarmi e darmi morale” ha voluto sottolineare Bongiorno

Mi sento di poter correre altri 15 anni, ma devo fare i conti con la realtà e la cosa mi fa davvero male. Non ci sono più i presupposti per andare avanti, devo prendermi le mie responsabilità. Non corro per i soldi, ma non posso spendere i miei risparmi per gareggiare. Devo pensare alla mia vita privata e al mio futuro. Nelle ultime stagioni ho messo da parte la mia dignità, ripartire senza una gratificazione economica non è facile e nemmeno giusto. Smettere è una decisione dura, è come se stessi vivendo un lutto. Chi mi conosce sa cosa rappresenta la bici per me. Non è solo un lavoro, ma una religione da professare con dedizione e amore. Il ciclismo è il mondo più bello che c’è, ma non sento più la fiamma. Mi fa strano immaginarmi in un altro ambito, pensare a una vita senza bicicletta mi sembra assurdo

 

L’annuncio del ritiro è avvenuto mediante il profilo Facebook del Fans Club di Manuel Bongiorno :

«Ciao fan, mi dispiace tanto avervi dovuto dare questa notizia che, credetemi, è stata la cosa più difficile della mia vita. Più di scalare 25 km di salita o di fare una discesa a 80 all’ora sotto la pioggia battente. Ho amato profondamente questo meraviglioso sport che, penso, non abbia uguali in quanto a fatica, sacrificio, dedizione e soddisfazioni. È come un lutto per me comunicarvelo ma, purtroppo, non c’erano più le condizioni per andare avanti, dovendomi scontrare con la realtà. Scrivo queste righe soprattutto per ringraziare una persona che mi ha dato tanto, non solo per quanto riguarda il ciclismo, che non mi ha mai abbandonato rimanendo sempre al mio fianco e volendomi bene come un figlio. È Fulvio Valentini che considero davvero un secondo papà e non smetterò mai di dirgli grazie. Ti voglio bene. Ringrazio la bici per le emozioni indescrivibili che mi ha dato che solo chi la prova può capire. L’adrenalina, la paura, la gioia. Un mezzo così semplice ma cosi stupendo. Un abbraccio».