Geraint Thomas, la vita e il ciclismo
Geraint Thomas si confida con Eugene Laverty
Geraint Thomas ha raccontato al podcast di Eugene Laverty alcuni aneddoti legati al Tour, a Chris Froome e alla sua recente paternità
Geraint Thomas, dopo aver trionfato al Tour de France 2018, non è riuscito a bissare nel 2019 ma si appresta a una nuova annata carico di entusiasmo. Parlando con il Eugene Laverty in un Podcast ha voluto ripercorrere le tappe della sua carriera da quando ha iniziato a cimentarsi con il ciclismo nelle fila del Maindy Flyers Cycling Club di Cardiff sino al suo ruolo di big del plotone.
Thomas ha voluto ripercorrere i primi passi con il British Cycling nelle gare su pista che gli sono valse due ori olimpici, passando per il ruolo di stagista alla Saunier Duvar, per il primo contratto con la Barloworld, prima di approdare nella corazzata Team Sky (ora Team Ineos) con cui ha vinto la maglia gialla.
Un percorso multidisciplinare quello di Geraint che secondo lo stesso ciclista britannico risulta attualmente difficile da seguire:
“quando ho iniziato a pedalare volevo fare tutto ma non è possibile. E’ impensabile di poter passare dall’oro olimpico in pista a una grande corsa a tappe. Ora è tutto più specifico, ci sono differenze di impostazione tra la corsa di un giorno e una di tre settimane, figuriamoci tra due discipline come la pista e la strada”.
Ma correre in pista può dare dei benefici a un giovane ciclista al di la dei risultati che si possono ottenere? Su questo Thomas non ha alcun dubbio:
“ la pista ti da velocità di gamba, capacità di gestione della bici e capacità di leggere le gare. Queste cose aiutano quando si va in strada. Nel periodo in pista ho imparato tantissimo. Anche se il mio amore è la strada la pista mi ha dato tanto e mi ha aiutato a raggiungere il sogno di vincere il Tour”.
Dopo aver “testato” la vita da pro con la Saunier Duval: “ricordo l’unica gara corsa , ero un po’ in sovrappeso e penso che il manager abbia pensato questo dove vuole andare”, Thomas ha esordito al Tour proprio nella partenza di Londra con la maglia della Barloworld dove, nel 2008, fece l’incontro con Chris Froome:
“mi ricordo la prima volta che l’ho incontrato, indossava un una ganna keniana, un serong, tipo un kilt degli scozzesi. Sotto non aveva nulla, gli ho detto amico così non lasci nulla alla immaginazione. Avevo già sentito il suo nome perché era un fenomeno sin dalle categorie giovanili. Era come se fosse stato costruito in un laboratorio ma si capì subito che sarebbe diventato un fenomeno assoluto”.
Thomas e sua moglie sara sono è recentemente diventati genitori per la prima volta di Max:
“ha compiuto cinque settimane, è nato pochi giorni dopo il mondiale di Harrogate nello Yorkshire. Mi sono goduto questo momento, certo rispetto a un anno fa tutto è diverso è un bimbo buonissimo ma bisogna cambiare gli equilibri tra allenamento e gestione della vita perché per me è importante esserci e dare una mano nella sua crescita”.