Bruno Zanoni l’ultima maglia nera
Bruno Zanoni, corridore bergamasco, campione italiano nell’inseguimento e noto per essere stato l’ultima maglia nera
Bruno Zanoni nasce il 29 luglio 1952 a Nembro, in provincia di Bergamo. Si avvicina al ciclismo dimostrando interessanti qualità.
Nel 1973 Zanoni è terzo al Piccolo Giro di Lombardia e diventa campione italiano nella categoria dilettanti nell’inseguimento e l’anno seguente passa professionista con la Scic ottenendo il settimo posto alla Sassari-Cagliari ed un quarto posto di tappa al Giro di Svizzera.
Nel ’75 prende parte alla Parigi-Nizza ed è ottavo alla Coppa Sabatini in cui a vincere è Giovanni Battaglin. Zanoni diventa uno dei gregari più fidati di Tista Baronchelli ed ai Mondiali su Pista di Monteroni del 1976 chiude settimo nell’inseguimento individuale.
Bruno Zanoni vince una tappa al Giro d’Italia 1978
Nel ’77 il bergamasco è decimo al Giro di Romagna e quattordicesimo al Giro di Toscana e l’anno successivo, schierato alvia del Giro d’Italia conquista la vittoria nella semitappa di Assisi precedendo Roberto Visentini.
Bruno Zanoni maglia nera al Giro d’Italia 1979
La sua popolarità tocca il massimo splendore non per una vittoria ma per… un ultimo posto per certi versi storico. Corre l’anno 1979 e lungo le strade del Giro d’Italia ad imporsi è Beppe Saronni ma una fetta di popolarità la ottiene anche Bruno che quell’anno chiude la corsa all’ultimo posto vestendo la maglia nera, divisa sicuramente popolare ma che proprio quell’anno viene assegnata per l’ultima volta.
Il fascino della maglia nera è particolare tanto che l’organizzazione del Giro ha reintrodotto un premio per l’ultimo in generale. Nessuna maglia, perché il regolamento non lo consente in quando è possibile mettere in palio solamente quattro maglie speciali e ci sono già quelle rosa, bianca, ciclamino e verde ma il più “lento” del gruppo viene identificato con un numero bianco su fondo nero.
“Colsi quel riconoscimento nel 1979, l’anno successivo l’organizzazione cancellò la speciale competizione forse anche per il tanto clamore che suscitava”
ha dichiarato l’ex ciclista ai microfoni dell’emittente televisiva ligure Primocanale.
“Quanta nostalgia e per non dimenticare talenti straordinari, a Laieguglia, abbiamo creato il muretto delle due ruote. I grandi ciclisti della nostra corsa, e non solo, appongono la loro firma sulla piastrella. E il tempo pare non passare mai”
spiega Bruno che nel ’79 lotta a suon di “colpi di freno” con Rosola e Porrini chiudendo a tre ore da Saronni.
“Quella maglia non piaceva per nulla a mia mamma Speranza che non gradiva che fossi bollato come il bradipo del gruppo. Mi ripeteva sempre: essere ultimi non è una bella cosa o una qualità di cui vantarsi” – ricorda Zanoni – quando capì che quel curioso primato mi dava il ruolo di personaggio più popolare dle giro dopo Saronni cambiò un po’ idea”.
Bruno Zanoni l’ultima maglia nera
“Ricordo che tre giorni dopo la conclusione de Giro mi comunicarono che non sarebbe stato più assegnato il riconoscimento all’ultimo, ufficialmente per togliere i ciclisti più lenti del gruppo dal pubblico ludibrio ma forse la vera ragione era che la maglia nera toglieva un po’ di luce alla rosa” spiega Zanoni.
La maglia nera viene proposta per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale e da quel momento nasce la leggenda di Malabrocca ultimo al Giro del 1946 a ben 4 ore da Gino Bartali
L’anno successivo il distacco è addirittura di sei ore da Fausto Coppi. Nel 1948 non è al via del Giro ma nel ’49 Malabrocca ci riprova venendo “battuto” da Sante Carollo. L’ultima maglia nera è quella di Giovanni Pinarello, nel 1951, ma venne riproposta appunto nel’79, per dare un segno di riconoscimento alla «sconcia fatica dei gregari».
“Sono caduto nelle prime tappe, al Sud ma mi sono perso d’animo e l’obiettivo era mantenere l’ultima posizione: chiusi 111°, ultimissimo ad oltre 3 ore da Saronni” ricorda a distanza di quasi 40 anni.
Terminata la corsa rosa Bruno Zanoni viene ospitato da Raffaella Carrà e Mike Buongiorno e prende parte a molti circuiti in cui viene accolto come una star:
“Moser e Saronni quell’anno fecero 33 circuiti io 31, roba da non credere se penso che il mio capitano Roberto Visentini ne fece venti meno di me. In gruppo c’erano gli sfottò e qualche malumore ma io ringrazierò sempre quella maglia che mi faceva guadagnare 250 mila lire a circuito. A fine stagione decisi di smettere, avevo solo 27 anni ma avevo ottenuto il massimo che potevo e mi ero stufato di portare acqua ai capitani. Mi sono dedicato all’hotel di mia moglie, lavoro alla reception dove accolgo tutti, soprattutto gli ultimi”.
Dopo aver appeso la bicicletta al chiodo si occupa di ristorazione in Liguria ed il 6 novembre 2023 si spegne a soli 71 anni.