Team Sky una nuova concezione di ciclismo

Team Sky una squadra prima che dei campioni

Team Sky nato dall’idea di Brailsford di creare una squadra di uomini prima ancora che di corridori

Team Sky
Team Sky

Team Sky ovvero una eccellenza del ciclismo mondiale, può piacere o non piacere l’approccio della formazione britannica ma i risultati parlano chiaro: una forma vincente! Quando il buon Brailsford presentò l’idea di creare un team non chiede in prima battuta di avere a disposizione dei campioni, l’idea fu invece quella di avere uno staff di uomini da mettere a supporto degli atleti in organico.

Insomma l’idea di base è quella di migliorare cammin facendo, di perfezionare “on the job” il corpo umano degli atleti massimizzandone le performance.

Team Sky: la teoria dei Marginal Gains

Considerando che i margini fisici di miglioramento non sono infiniti, il Team Sky ha puntato sui “guadagni marginali”.

Per vincere oggi, secondo la filosofia Sky, bisogna “aggregare guadagni marginali”: migliorando anche la crescita sarà nel complesso incrementata.

Sir Dave Brailsford, direttore della federazione ciclistica britannica dal 2003 al 2014, ha passato un anno per le università a scegliere il meglio per ciò che concerne, ingegneri biomeccanici, massaggiatori, dietisti, meccanici e massaggiatori e poi ha assemblato il reparto atleti. Migliorando anche solo dell’1% tutti gli aspetti che gravitano attorno ad una squadra o ad un corridore si possono ottenere risultati assolutamente inaspettati e superiori a quelli ottenibili concentrandosi su un solo aspetto.

Insomma la teoria dei Marginal Gains è fondata sull’idea che molteplici miglioramenti incrementali, che singolarmente sarebbero assolutamente trascurabili, nel loro complesso diano vita a progressi difficilmente ottenibili con altre metodologie.

Team Sky: logica 70/30

La “vision” che ha segnato la nascita del team è ancora oggi ben presente. Se il ciclismo ha sempre ragionato con la logica del 90/10 (ossia il 90 per cento delle risorse impiegato per ingaggiare i corridori, il 10 per cento per i tecnici), la Sky ha destinato il 70 del budget alla rosa dei corridori, il 20 ai tecnici e il 10 alla ricerca e sviluppo

“Evolversi, capire nel modo migliore possibile come funziona il corpo è l’unica possibilità che abbiamo per continuare a vincere”

Ha sempre sostenuto Brailsford che ha da sempre posto la massima attenzione ai minimi dettagli.

Aspetti spesso trascurati come l’eliminazione della polvere e dello sporco sui tir che trasportano le biciclette degli atleti o imporre l’uso di un gel antibatterico per le mani dei ciclisti, lo studio quasi maniacale della disposizione del motorhome o l’analisi dei tempi di recupero sono diventati un mantra per il team.

 Team Sky: dono dell’ubiquità?

Un caso emblematico dell’evoluzione tecnologica del Team Sky vi fu nel 2016 quando il capitano Chris Froome durante il mese di novembre era “impegnato” a godersi le meritate vacanze ma era allo stesso tempo “in Norvegia” in galleria del vento.

Niente di mistico ma, grazie al supporto di un ingegnere biomeccanico, un clone meccanico, che del ciclista kenyano aveva forme e dimensioni, stava verificando come migliorare il posizionamento in sella.

Brailsford e il suo staff gestiscono in ogni dettaglio la vita della squadra. E se non a tutti questo piace (chiedere a Mark Cavendish), i risultati parlano a favore di questa filosofia.

“Il corridore che genera più potenza, per la durata più lunga, pur pesando il meno possibile e scivolando in modo efficiente nell’aria, vince solitamente la gara”

è il must per Tim Kerrison, il preparatore “guru” della squadra.

Ogni singola pedalata degli atleti del Team Sky viene registrata dal misuratore di potenza e immagazzinata in un apposito software e i dati prodotti vengono analizzati ossessivamente da Kerrison che studia la preparazione di ogni atleta.