Niente autobus: siamo australiani!

Niente autobus al Tour Down Under

Niente autobus, sole, contatto con i tifosi e ambiente rilassato questo è stato il Tour Down Under da poco concluso

Niente Autobus e i tifosi più piccoli festeggiano (fonte pagina facebook Tour Down Under)
Niente Autobus e i tifosi più piccoli festeggiano (fonte pagina facebook Tour Down Under)

Niente autobus, tanto sole benvenuti al Santos Tour Down Under! Chi è abituato a frequentare le gare WorldTour sa che avvicinare i ciclisti è possibile ma non facile in quanto spesso gli atleti sono soliti chiudersi nei pulman delle squadre prima e subito dopo il termine delle corse.

In Australia, complice il clima cordiale, questo spesso non accade, anzi a giudicare dalle immagini è più facile vedere i ciclisti all’aperto.

Fa piacere vedere Peter Sagan della Bora-Hansgrohe che firma beatamente autografi vicino ai fans, o Michael Valgren della Dimension Data che prende il sole in relax o, ancora, Elia Viviani si ripara sotto un lenzuolo appeso tra le porte del furgone della sua Deceuninck-Quick-Step

“Questo è ciò che rende il Tour Down Under così unico – ha dichiarato Rory Sutherland a Velonews – nessuno ha spostato i bus fino a qui e questo ha reso, come sempre, la corsa diversa”.

Visto l’impossibilità di inviare in Ocenia i mega-bus dei team, gli organizzatori hanno offerto ad ogni squadra un furgone di grandi dimensioni e due auto da corsa. Così, invece di nascondersi dietro i vetri oscurati dei pulman, i ciclisti si siedono lungo i marciapiedi a stretto contatto con i fans e i curiosi.

Niente autobus: cosa pensano i ciclisti?

Il clima disteso del Down Under non dispiace al veterano Robert Gesink della Jumbo-Visma:

“qui il clima è rilassato, non c’è troppa fretta, i trasferimenti non sono troppo lunghi e l’organizzazione è impeccabile”. Spesso i ciclisti sentono la mancanza del contatto con il pubblico cosa che ha da sempre reso il ciclismo uno sport del popolo”.

I bus, sempre più lussuosi, hanno fatto le loro prime apparizioni qualche decennio fa (la PDM fu uno dei primi team ad averne uno negli anni ‘80) per poi diventare di uso comune negli anni ’90. Oggi le aree  nei pressi delle corse spono super-affollate di autobus megagalattici che ospitano staff e corridori.

Gli aspetti positivi di questi grandi motor-home sono molti: i ciclisti hanno subito modo di cambiarsi, di rilassarsi senza pressione di fans e giornalisti e di farsi la doccia accelerando l’attività di recupero post-gara.

In molti vedono in queste “novità” un distacco tra tifosi e atleti facendo perdere il fascino della popolarità del ciclismo ed effettivamente per gli “cacciatori di autografi e souvenir” gli spazi si sono notevolmente ridotti.

I ciclisti si sono ormai abituati al “confort” dei grandi bus e difficilmente rinuncerebbero a questa comodità ma, diciamolo, un ritorno al passato non è poi dispiaciuto a chi ha preso parte al Down Under.

Daryl Impey della Mitchelton-Scott non ha nascosto il suo apprezzamento: “Il Tour Down Under è una delle mie gare preferite dell’anno. Non avere a disposizione in nostro bus non è un problema e penso sia così per tutti i miei colleghi”.

Il Tour Down Under si caratterizza anche per il fatto di pernottare sempre nel medesimo hotel: le tappe sono corse nella regione di Adelaide, con le partenze e gli arrivi a non più di un’ora di distanza in auto..

“Le distanze che abbiamo percorso non sono lunghe e, quindi, non avere il nostro abituale parco di mezzi non è davvero un problema”, ha detto il direttore sportivo Bora-Hansgrohe Patxi Vila.

“Naturalmente una cosa del genere non potremmo farla durante una grande corsa a tappe – ha spiegato Robert Gesink – ma in Australia questo è possibile ed è estremamente funzionale. Questa situazione come dovrebbe forse essere il ciclismo. I fans si possono avvicinare facilmente ai corridori e scambiare due parole con noi quando al mattino ci spostiamo con le infradito nell’area di partenza. E’ molto rilassante”.

I fan australiani certamente possono avvicinarsi ai corridori rispetto ai loro omologhi in Europa. Anche se il furgone e l’area della squadra sono recintati da barriere ogni mattina, i tifosi possono arrivare subito accanto a dove i corridori si stanno preparando per ogni tappa.

E una volta tornati ad Adelaide, i ciclisti passeggiano attraverso una piazza centrale dalla principale area di sosta del giorno e hub per il team hotel. I fan che aspettano ogni giorno hanno molte possibilità di chiedere un autografo o una foto veloce.

“È anche il fascino del ciclismo. Ci sono alcune grandi stelle, ma qui sono seduti dentro un furgoncino “, ha detto Gesink. “È come dovrebbe essere il ciclismo. È vicino ai fan. Quando andiamo al mattino con le nostre infradito nell’area della tenda, i fan possono vederci e ci parlano. È molto carino.”