MeToo anche nel ciclismo, l’affaire Health Mate-Cyclelive

MeToo nel ciclismo: il caso Health Mate-Cyclelive

MeToo nel ciclismo: il brutto caso della Health Mate-Cyclelive e le reazioni del Team Sunweb femmine e di Giovanni Malagò

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MeToo nel ciclismo? Le parole della atleta israeliana Esther Meisels che, assieme a Tara Gins e Chloë Turblin, ha denunciato al sito cyclingnews.com i comportamenti del manager Patrick Van Gamsen raccontano un triste spaccato del ciclismo femminile.

«Lo stipendio era basso: la Health Mate-Cyclelive faticava a trovare sponsor. Così il manager ci propose di vivere da lui a Ekeren, in Belgio nell’ultimo piano di una casa molto grande. La soluzione sembrava buona ma il manager cercava di abbracciarci o baciarci, girava in mutande, faceva commenti sul nostro corpo e quando ci ritiravamo infastidite lasciava intendere che non ci avrebbe selezionate per le gare. Sono arrivata a chiudermi in camera tutto il giorno. Alla fine sono scoppiata» ha dichiarato la 24enne Meisels.

Altre dieci colleghe hanno, mantenendo l’anonimato, segnalato questa tristissima situazione pagandone le conseguenze. Dopo la Liegi-Bastogne-Liegi dello scorso mese di aprile  Ester Meisels e le  colleghe sono rimaste senza contratto. Altre 10 ragazze, invece, continuano a pedalare agli ordini di un manager pro-tempore.

Il caso della Health Mate non è il primo a sconvolgere il ciclismo: nel 2017 alcune voci hanno toccato la Cervelo-Bigla ma il caso non è stato mai chiarito. In quel caso il motivo del contendere era, secondo le accuse di Vera Koedooder, Doris Schweizer, Iris Slappendel e Carmen Small, una serie di comportamenti intimidatori da parte del manager Thomas Campana in merito alle oscillazioni di peso delle atlete del team.

In Italia il Presidente Renato Di Rocco ha tenuto a precisare che nel nostro paese non c’è allerta e che le segnalazioni di abusi ci sono state ma vi sono stare denunce. “Women sport” che ha condotto un sondaggio tra le atlete che dichiarato “di non essere mai state molestate sessualmente o di aver subito ricatti espliciti a tal fine”.

Il Team Sumweb femminile ha annunciato un decalogo (con lo slogan «#MeTooCycling) per proteggere le atlete da possibili abusi. La formazione olandese ha introdotto una commissione interna di valutatori oltre a zone interdette al personale maschile, la presenza di una sorta di “tutor” durante, massaggi, visite mediche e riunioni. Chi non dovesse attenersi a questo decalogo verrà licenziato in tronco.

L’ex iridata Marta Bastianelli ha sottolineato come la condizione del ciclismo rosa non è sempre paragonabile a quella del team Sunweb dove i budget sono milionari:

“continueremo a non avere bus dove svestirci o fare la doccia, molte ragazze continueranno a cambiarsi in auto o a fare pipì in un angolo protette dalle compagne. Il ciclismo ha un lato animalesco, non siamo principesse ma lottatrici ma con investimenti mirati potremmo migliorare la dignità e la sicurezza  delle atlete e avvicinare molte ragazze al ciclismo”.

Sulla questione MeToo è sceso in campo anche il Presidente del Coni Giovanni Malagò:

“Se tutto quello che ho letto in questi giorni fosse vero, non ci sarebbero parole. Al momento le mie conoscenze si limitano a quello che ho letto e a un dialogo con il Presidente Federale Renato Di Rocco. Faremo in modo urgentemente di capire se ci sono denunce, se sono circostanziate, se ci sono di mezzo dei tesserati. Laddove qualcuno si assume la responsabilità di dichiarare e denunciare fatti gravissimi, ovviamente con grande urgenza e vista anche la delicatezza dell’argomento, noi prenderemo in mano la questione con la massima serietà e attenzione”.