Ineos: niente Tour senza sicurezza

Ineos: se il Tour non è sicuro ci ritiriamo

Ineos si ritirerebbe dal Tour de France se non fosse sicuro, lo ha dichiarato Dave Brailsford

Team Ineos
Team Ineos

Il Tour de France riprogrammato a fine agosto pare il primo step per il ritorno alla normalità ma non è tutto oro quello che luccica. C’è molta paura tra gli atleti come  Richie Porte che teme il ritorno alla “normalità”. Anche il direttore sportivo del Team Ineos, Dave Brailsford ha sottolineato l’importanza di una ripresa che deve avvenire in “modo misurato, intelligente e responsabile”.

Il modello organizzativo e gestionale dello sport e  del ciclismo uscirà sicuramente segnato dalla pandemia di Covid19, il mondo in generale dovrà rivalutare il suo approccio al prossimo ed alle manifestazioni sportive.

Attualmente le squadre stanno lottando per la sopravvivenza e dovranno poi fare i conti con la probabile rinegoziazione dei contratti di sponsorizzazione.

Proprio sul tema dalla nuova visione del ciclismo ha parlato al Times il direttore del Team Ineos:

“In questo momento il mondo ha bisogno di medici e infermieri nessuno muore senza il ciclismo professionistico. Ci vuole un bagno di umiltà da parte della nostra categoria”.

Anche il Team Ineos che vanta uno sponsor potente come il colosso della chimica dell’imprenditore Jim Ratcliffe dovrà rivedere molte cose anche se lo il Tour posto a fine agosto potrebbe riaccendere le velleità di vittoria del suo uomo simbolo Chris Froome che è ormai al termine del percorso riabilitativo.

L’idea di far partire la Grande Boucle dovrà sottostare ad un serrato protocollo sanitario che potrebbe prevedere una quarantena prima della partenza e la certezza di interruzione in caso di positività di un atleta in gara al coronavirus.

Gli scienziati di Harvard e dell’Imperial College in Gran Bretagna, sostengono che la revoca delle misure di soppressione porterà ad un secondo picco di COVID-19 che potrebbe arrivare con il via del Tour. Brailsford ne è consapevole e ha voluto precisare in una recente intervista al The Guardian che:

“il Team Ineos si riserva la possibilità di ritirare la squadra dalla corsa se dovesse ritenerlo necessario, parteciperemo con ogni probabilità ma al contempo monitoreremo la situazione come accaduto alla Parigi-Nizza. Quando inizierà la fase di ripresa capiremo l’andamento della malattia restando vigili e osservando i consigli degli esperti”.

 

 

Brailsford, come tutti i team manager, conosce perfettamente l’importanza che il Tour riveste nell’economia del ciclismo mondiale e, pur avendo alle spalle un colosso multinazionale, comprende come molte squadre potrebbero chiudere i battenti e come gli ingaggi dei ciclisti potrebbero ridursi drasticamente.

“Il ciclismo si basa al 100% sulle sponsorizzazioni, non ci sono biglietti da pagare,  e per molti team il Tour è la linfa vitale – ha spiegato Brailsford- Ci saranno formazioni che andranno in crisi e, anche se in cuor mio spero di no, temo che molte aziende possano ridurre il loro impegno come sponsor”